26 Febbraio 2007

“Xe tuto un schifo”

Nel 2000, da poco laureato, ho lavorato alcuni mesi nell’istituto demoscopico SWG Servizi Integrati di Ricerca di Trieste svolgendo interviste telefoniche per sondaggi e indagini. L’esperienza è stata interessante e spesso anche divertente, specialmente dal punto di vista umano, e mi ha permesso di farmi un’idea su alcuni aspetti sociali della popolazione italiana e in particolare triestina. Le ore trascorse al telefono davanti allo schermo di un computer, come nei famosi e numerosi call-center sparsi per l’Italia ormai diventati veri e propri “topoi” letterari, hanno naturalmente lasciato una traccia nel mio percorso di formazione narrativa e giornalistica. In quel periodo, ispirato dal lavoro di operatore telefonico di sondaggi, ho scritto questo breve racconto di fantasia, già circolato e pubblicato su alcune riviste a più riprese.

(Prima telefonata) “Buongiorno signora. Scusi se la disturbo. La chiamo per rivolgerle alcune domande per un sondaggio telefonico che stiamo svolgendo a Trieste. Lei è disponibile per cinque minuti?”
“Cossa la vol de mi? No, no go tempo mi per ‘sti concorsi! La saludo.”

(Seconda telefonata) “Buongiorno. Mi scusi per il disturbo. Potrei rubarle cinque minuti per farle qualche domanda riguardo la situazione a Trieste?”
“E quando la volessi farme ‘ste domande?”
“Adesso, per telefono.”
“Ahaah… No, no posso adeso. Volentieri. Go furia… Arivederla.”

(Terza telefonata) “Buongiorno signora, posso rivolgerle alcune domande, per favore?”
“Ma… e cossa la volessi domandarme?”

“Stiamo facendo un sondaggio socio-politico sulle opinioni dei triestini riguardo l’amministrazione cittadina e i lavori di riqualificazione urbana, in vista delle prossime elezioni comunali. Posso rubarle cinque minuti?”
“Sì, prego, prego, la fazi.”
“Bene. Dunque, lei con quale frequenza legge i giornali quotidiani? Ogni giorno, alcune volte alla settimana, una volta per settimana, mai…”
“Ah mi legio co go tempo. Sì, me piasi “Grazia” e “Grand Hotel”… però adeso… cossa la vol… go problemi ai oci, me stanco sài. Co capita legio qualche giornal.”
“Ma i quotidiani, come “Il Piccolo”, li legge?”
“Ah… sì, sì, “Il Piccolo” legio sì… al bar con le amiche… vardo sempre la pagina dei morti.”
“Ultimamente ha letto qualcosa riguardo la chiusura della Ferriera di Servola?”
“Xe ani che i disi che la sera, e la xe ancora verta. Mi me dispiasi per quei che i lavora là, ma ghe digo una roba: la fia de la santola de mia nipote, che la vivi in Baiamonti, la trova sempre i lenzioi neri co la li tira dentro del pergolo, e la ga de lavarli de novo. Per mi dovessi serarla ‘sta Feriera.”
“Passiamo a un altro argomento. Lei cosa ne pensa dei lavori di riqualificazione urbana e dei progetti per la nuova Trieste?”
“Mah, mi no so cossa i fa perché son vecia, son malada, no go più voia… però no rivo a capir: i xe sempre che i spaca in città!”
“Signora, lei ha sentito che c’è un movimento locale che si batte per l’indipendenza di Trieste e della Venezia Giulia dal resto della regione, dal Friuli?”
“Cossa i bazila tanto con ‘sti progetti e ‘sti proclami? Semo a remengo e resteremo a remengo! E poi cossa la vol stacarse de i furlani… semo pieni de imigrati, de furlani, mezo Meridione xe vegnù qua… per no parlar de i istriani… no la me fazi parlar avanti…”
“In tema di elezioni comunali, lei pensa di votare per Uccio Ulcigrai o piuttosto per Steno Strizovich alla carica di sindaco di Trieste?”
“Chi xe i candidati? ‘Sti due qua? Ma francamente mi il primo lo butassi in Canal, e il secondo uguale: zò in Canal!”
“Ancora poche domande di carattere statistico, signora. Dunque, lei cosa fa nel tempo libero? Va a teatro, al cinema? Esce con le amiche? Resta in famiglia?”
“Ah no, adeso mi go paura de uscir la sera. Xe tuta ‘sta bruta mularia in giro, coi cavei verdi, rosa, no so mi. ‘Sti zovini che i se basa sul collo… tuti drogadi!
Co iero zovine mi iera tuta un’altra roba. Se ‘ndava sempre al cinematografo el dopopranzo. Opur andavimo a far vasche là dell’Acquedotto, cussì per far do ciacole. E andavo a la funzion… sì, signor: sempre, ogni domenica mi.”
“Bene, vorrei sapere ancora la sua età e il suo titolo di studio, per favore.”
“Mi go o-tan-ta-un ani e go fato fin la quarta clase, perché iera la guera e poi me go sposà zovine.”
“Ho capito. Adesso è in pensione, no?”
“E cossa la vol, che lavoro ‘ncora? Certo che son in pension. Però go lavorà una vita e de pension ciapo solo quatrocentomila lire: la me disi come che fazo adeso che mio marì xe morto?”
“Eh, mi dispiace signora. Bene, io ho terminato, la ringrazio…”
“La me scusi che ghe domando: ma lei, tute ‘ste interviste, dove se le fica?”
“?!? Le utilizziamo per fare una statistica…”
“Va ben. La saluto. Arivederla.”

(Quarta telefonata) “Buongiorno signora. Mi scusi per il disturbo. Le telefono perché stiamo svolgendo un sondaggio a Trieste. Lei sarebbe disponibile a dedicarmi cinque minuti per rispondere a qualche domanda riguardo la situazione cittadina?”
“Me gavè za ciamà ieri.”
“Per farle questo stesso sondaggio?”
“Sì, per venderme tegami, apparecchi… cossa so mi!”
“No, io non vendo niente, signora. Vorrei solo chiederle la sua opinione su alcuni aspetti socio-politici di Trieste. È possibile?”
“È posibile, è posibile. Ma femo presto!”
“Certo. Dunque, lei che opinione si è fatta delle nuove attività economiche in città e del tentativo di rilancio di Trieste in questi ultimi anni?”
“Mi so solo questo: una volta a Trieste iera el porto e funzionava. Poi i ga cominzà a smantelar tuto, e cava questo, e sera quel’altro… semo rimasti in braghe de tela! Adeso saria che venissi qualchedun che gabi voia de lavorar.”
“Ecco, in generale, lei come ritiene l’operato dell’attuale giunta comunale: molto efficace, abbastanza efficace, poco efficace o per niente efficace?”
“Ma, francamente, mi me domando cossa i fa quei che i sta in Comun!”
“Cosa ne pensa dei progetti di riordinamento dell’area pedonale e del regolamento del traffico?”
“Xe tute le strade rote. No se riva a caminar. E la filovia no riva mai: son sempre che speto in strada mi!”
“Sì, ma i lavori per riqualificare Piazza Unità e Città Vecchia…”
“La me scusi che la interrompo, la me scusi. Posso dirghe una roba? Xe tuto un schifo! La cità xe piena de busi, no xe più rispeto per i anziani: dovessi rallegrarme?”
“Mh, e invece le prossime attività nel Porto Vecchio?”
“Xe tuto lassà a remengo là del Porto Vecchio. No i fa, no i fa niente.”
“Nel complesso, comunque, lei preferisce la vecchia giunta comunale o quella che dovrebbe insediarsi tra poco?”
“Ma lei che me domanda tute ‘ste bele robe, de che fazion la xe?”
“Io non sono di nessuno schieramento, sto solo facendo una statistica.”
“Tanto piacere! Comunque adeso go de ‘ndar. La saluto.”
“Aspetti un attimo, signora. Dovrei chiederle alcuni dati fissi.”
“Cossa la vol ancora de mi?”
“Potrebbe dirmi qual è il suo titolo di studio e quale professione svolge o ha svolto?”
“No go studià mi. No iera tempo de studiar, me go meso subito a lavorar. E poi mi son profuga, semo vegnudi qua de l’Istria dopo la guera e dovevimo tuti lavorar. Go lavorà per quaranta ani e adeso son stufa, son stanca, e più che me riposo, più son stanca avanti!”
“Bene, signora. Io ho terminato, la ringrazio…”
“Ma lei la lavora coi telefoni? No la fa altro?”
“No, faccio queste interviste che servono per una ricerca statistica.”
“E i la paga ben, almeno?”
“Veramente non tanto…”
“Ah che tempi! Mi ghe auguro de trovar un lavoro serio. Ghe auguro lei e tuti ‘sti muli poveri…”
“Grazie, signora. Arrivederci.”

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7 commenti a “Xe tuto un schifo”

  1. arlon ha detto:

    veramente, discorsi tipo le ultime frasi de la ultima intervista li fazo anca mi, con quei de telemarketing/statistiche/ecc..
    Se xe una roba che me diverti, xe farghe MI domande a lori 😀

  2. cenerentola82 (Cris C.) ha detto:

    Bel…
    Ma dopo… te ga trovà un lavor serio? 🙂

  3. KiT ha detto:

    geniale :D…..

  4. Roberto C. SWG ha detto:

    La statistica dal volto umano…
    Ricordo di aver visto qualcosa di simile scritto da un rilevatore dei censimenti del Comune di Roma.
    Di certo un’esperienza come la tua ti avrà insegnato quanto è diversa la “gente” e quanto sia necessario conoscerla bene per poter fare le scelte più opportune sia che tu sia un policy maker o un imprenditore.
    L’attuale situazione dei call center ritengo sia peggiorata: alcune strutture sono diventate enormi con centinaia di postazioni telefoniche, il contatto con le famiglie è diventato più difficile, tra le famiglie diffidenza, individualismo e menefreghismo imperano.
    O forse sono io che ho solo qualche anno in più e sto diventando un vecio brontolon.

  5. ale_x ha detto:

    Sì, ma dove si legge il racconto? Non riesco a trovarlo!

  6. Roberto C. SWG ha detto:

    So che con questa risposta tradirò la mia età, ma quel racconto girava su un edizione tipo “millelire” o qualcosa del genere… cartacea…

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