7 Febbraio 2007

Studenti triestini in fuga da Trieste

Il 52% dei giovani triestini non continuerà gli studi universitari nella propria città. E quindi se ne andrà da Trieste. Di questa maggioranza, il 49 % pensa che non tornerà in città neanche dopo gli studi.

E’ questo il principale, allarmante, verdetto dell’inchiesta demoscopica che abbiamo condotto sugli studenti che stanno frequentando l’ultimo anno nelle scuole superiori di Trieste.

Gli studenti che lasciano Trieste

Dalle elezioni dello scorso aprile nella nostra città sembra sia tornato in voga il dibattito. Quotidianamente, le pagine del Piccolo si riempiono di idee e pensieri dei nostri politici e politicanti, esperti e intellettuali, storici e vecche glorie, giornalisti e opinionisti. Unico denominatore comune di tutti gli interventi, ovviamente, Trieste. Cosa si deve fare a Trieste? Cosa si farà a Trieste? Come sono andate le cose quella volta(diciamo pure, sessant’anni fa)? Che idea abbiamo, di Trieste? Si discute di cultura, di infrastrutture, del rapporto con la Slovenia, di tutto, insomma. Qual è d’altronde il ruolo del giornale della città, se non quello di dare spazio al dibattito?
Questi nostri paladini del dibattito, mediamente maschi sulla sessantina, dimenticano forse di fare i conti con la città. E con l’elemento da cui non si può prescindere: la gente. La città più vecchia d’Italia, non a caso tra le prime per la qualità della vita, guarda al domani senza parlarne con chi domani ci sarà. O non ci sarà.
Più della metà degli studenti afferma infatti di voler lasciare la città per proseguire gli studi. E’ un dato, questo, che sicuramente deve far riflettere. D’altra parte, nelle interviste che abbiamo raccolto tra gli studenti universitari, il gioco sembra capovolto. La gran parte degli studenti che hanno raggiunto Trieste da altre parti del paese si dicono soddisfatti della scelta.
Questi i dati dunque: dopo la scuola l’83% degli intervistati continuerà gli studi(ben 11 punti di differenza rispetto alla quota regionale: 72%), mentre il 17% andrà a lavorare.

Dei “lavoratori”, (solo il 20% afferma di andare lavorare per esigenze economiche, mentre per l’80% restante la scelta è personale) l’87% resterà in città e il 13% si trasferirà in qualche altro centro italiano.
Più composita la scelta della sede universitaria: il 14% degli studenti andrà all’estero, il 38% in Italia, e il 48% a Trieste. Ma ecco un elemento positivo, che per gli analisti è indice di ottimismo: il 68% degli intervistati dichiara di aver scelto la facoltà in base ad un interesse personale, mentre solo per il 31% la scelta è dovuta alle prospettive lavorative.

dove?

Un ulteriore punto interessante si può individuare nella risposta degli studenti alla domanda “Da cosa dipende la scelta della sede universitaria?”. Per il 14% degli intervistati la scelta è dipesa da un fattore economico, per il 34% è compiuta in base alle prospettive didattiche di una sede rispetto alle altre.

la scelta dell'università

Infine, per il 52% la scelta è personale. Dunque, incrociando i dati degli studenti che se ne andranno da Trieste(52%) con quelli della “scelta”, emerge, contrariamente alle “lamentele”, che il 49% abbandona Trieste per scelta, e non per motivi didattici(44%).

la scelta della facoltà

Ormai è superata nettamente anche la differenza tra “licei” ed istituti: il 70% degli studenti dei “tecnici” andrà all’università, contro l’87% dei licei. Abbiamo scelto di lasciare uno spazio libero agli intervistati: cosa dovrebbe offrire Trieste ai suoi giovani? Le risposte sono varie e ricche di spunti: si va dall’ignavia dei “non lo so” e dei “tutto ciò che manca”, agli autobus notturni, ai “più lavoro” e “più opportunità di crescita”. Sembra opinione comune, invece, che “a Trieste non si fa carriera” e c’è, prepotente, la richiesta di più spazi di aggregazione, per il divertimento.
Non manca chi dice: “dovrebbero essere i giovani a fare qualcosa per Trieste”. Verificando le risposte di quest’ultimo “volonteroso” risulta però che se ne andrà, e che non pensa proprio di tornare in città. Per quelli che restano, invece, apriamo un bel locale, e iniziamo a darci da fare.

(da Il Piccolo di oggi: Risultati inchiesta Il Piccolo svolta su un campione di 85 studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori triestine, condotta tra il 29 e 31 gennaio 2007. Hanno collaborato Marco Berlot, Shani Camerini, Eleonor Mendizza, Benedetta Moro, Lorenzo Tommasini, Nicole Torriero)

22 commenti a Studenti triestini in fuga da Trieste

  1. arlon ha detto:

    xe de dir che tanti *spera* de andar a studiar fora, ma purtroppo no xe facile, specialmente dal punto de vista economico. Forsi a sto proposito saria bel veder una statistica tra quei che ga pena iniziado la università.. per capir quanti che efetivamente va a studiar fora, ala fine.

    Come no quotar la volontà de “più spazi di aggregazione, per il divertimento”.. verissimo che se i giovani xe i primi a no far niente ste robe no compari da sole. Ma anche che investir in sto ambito xe impossibile; tra carabinieri che compari alle 11 e le veciete che li ciama ogni giorno.. beh, solo a Trieste.
    D’altronde, no xe una novità che a una certa età se tendi a diventar in un certo senso egoisti, se dopo anche i politici no fa altro che dar ragion, per ciapar 4(mila?) voti in più.. poche speranze.

    p.s: ma, el gasometro vizin la sede dela TT, no ricordo el nome.. no i lo voleva restaurar, e farghene posto per concerti, ecc? Oviamente tuto finido in niente, se no sbaglio

  2. Luciana ha detto:

    Esperienza personale:sono una triestina che vive in Austria.
    Ho mandato mio figlio a fare un semestre in un liceo della città natale cara al cuore. A ciapar aria de mar e de Carso!
    Una delle cose che lo ha colpito e che racconta di più è stata la grande assenza di progetti, di saper quel che si vuole fare nella vita dei suoi colleghi triestini rispetto agli austriaci.
    Inoltre ritiene i giovani liceali da lui conosciuti estrememante conservatori. (che liceo? vi chiederete…Oberdan! e dove poteva andare se no un austriacante?)
    Pensava di studiare informatica a TS e invece in questi mesi ha capito che sarà meglio andare dal magnifico rettore Honsell se vuole imparare qc. Lacrime.
    Eppure tutti amiamo Trieste e questo periodo è stato il più bello della sua giovane vita etc. etc……. Perchè, perchè?

    Per Arlon: senti, se uno studia o lavora o si dà da fare in qualche modo seriamente, secondo me alle 23:00 va, tranne felici eccezioni, a nanna.
    E ciamime pur baba taza-anime, al caso.

  3. enrico maria milic ha detto:

    “se uno studia o lavora o si dà da fare in qualche modo seriamente, secondo me alle 23:00 va, tranne felici eccezioni, a nanna”

    fino a quando te ga 25 anni forsi te ghe la fa… dopo el fisico no te reggi piu’ – parlo per mi, ovviamente…

  4. Beniamino Pagliaro ha detto:

    Nelle risposte libere davvero tante persone hanno lamentato questa proverbiale assenza di divertimento. Realmente non so giudicare, sicuramente a Milano ci sono più discoteche e concerti, ma per quanto riguarda l’offerta culturale Trieste è invidiabile.

    Mi sembra però che questa “lamentela” diventi semplicemente l’alibi per molti. Per questo dico: apriamo un locale figo, gestito da giovani, in modo professionale, e pagato dal comune, senza concessioni fumose ad amici ecc.
    Il tutto nella speranza che l’alibi non ci sia più.

    Nell’articolo mi rivolgo ai grandi saggi, ma sono i giovani a doversi svegliare.

    Comunque attendo curioso di sapere se qualcuno dei nostri opinionisti si degnerà di leggere questi dati.

  5. arlon ha detto:

    sul fato che gabi de eser i giovani a sveiarse per primi.. diria che xe sacrosanto. Ma eser pochi no iuta…

  6. enrico maria milic ha detto:

    secondo mi gli spazi ghe xe’.
    vedi tetris, vedi knulp, vedi qualche altro posto meno noto…
    forsi i dovessi aver piu’ visibilita’, piu’ promozion, piu’ babezzo attorno… forsi bora.la dovessi iutarli e lori chiederne el nostro aiuto. insomma lavorar assieme…

  7. KiT ha detto:

    vedi tetris, vedi knulp

    Si si i posti magari ghe xe…ma no xe posti per tutti, per esempio il knulp xe frequentà da gente principalmente de sinistra (penso e credo) e cmq no xe un de quei posti dove “te se diverti”…alla fin fine xe un bar come un altro.

    Se se continua a sequestrar locai de qua, impianti audio de là (vedi cibo matto) la città deperisi. I giovani dovessi far qualcosa…ma come?? Tutto quanto devi esser controllado e sotto una cappa de tranquillità. All’ “Isle of MTV” due anni fa oramai iera un delirio e una figada….purtroppo locai a ts xe difficili de verzer…

  8. Enrico Marchetto ha detto:

    Beh insomma, 85 persone sono tutto tranne un campione.

    Se dovessi dare un’interpretazione
    la faccio più per divertimento che su una base scientifica.

    I giovani a Trieste
    hanno il culto del bar o del disco bar
    e non sono così dissimili dai giovani del Triveneto.
    La discoteca è morta, facciamocene una ragione. Perdurano i Templi Sacri come l’Ambasada, il resto è sparito.

    Il divertimento si consuma o al bar o a un concerto.
    Di bar ne siamo pieni.
    Di concerti un po’ meno.
    Il Tetris, Etnoblog e l’Iguana (forse anche il Keg’s) sono le uniche realtà a portare qualità musicale dal vivo.
    Trieste deve farsene una ragione,
    deve rendersi conto che non è messa né più né meno bene
    del resto del Triveneto. Vive decentrata, ma basta
    usare il decentramento come possibilità e risorsa,
    invece che come motivo di lamentela.

    Ragionando con altri ragazzi del Tetris la conclusione a cui si arriva è sempre e solo una: basta lamentarsi.

  9. Beniamino Pagliaro ha detto:

    Scusate se ribadisco, non vorrei nemmeno indirizzare i commenti, ma non stiamo parlando di locali, ERA SOLO UNA PROVOCAZIONE.

    Perchè non pensiamo ad una città che si svuota?

    Il campione non è affidabile? Nella provincia gli studenti iscritti alle superiori sono 8500(fonte Ufficio Scolastico regionale, anno scolastico 2006/07), che diviso sommariamente per 5 significa 1700 persone. Per i sondaggi politico elettorali di aprile ricordo che il campione era di 1000-1200 persone;
    per l’ultimo sondaggio disponibile su http://www.sondaggipoliticoelettorali.it, per città come Palermo e Genova sono stati intervistate 800 persone, quindi, forse 85 su 1700 non è proprio poco.

  10. Enrico Marchetto ha detto:

    sorry Benny,
    mi sembrava proprio misero
    immaginavo totali molto più ampii

  11. Luciana ha detto:

    Aumentano coloro che vogliono studiare fuori città perchè non c’ è un’offerta adeguata per il tempo libero??

    A me interessebbero gli altri motivi, se ce ne sono. Qui in Austria è normale studiare fuori casa, non solo per motivi logistici ma perchè fa parte della cultura.

    Forse che i “cioci de mama” nostrani si stanno schiodando?
    Sarebbe una bella notizia.

  12. arlon ha detto:

    fosi solo cussì, no saria mal. El problema xe che no i torna, e quei che vien studiar a Trieste però no i resta qua a lavorar. No xe ricambio, e la cità se svoda (semo ancora sora i 200mila.. per quanto? Ierimo quasi a 290.000, se no sbaio… xe un signor calo, eh)

  13. cenerentola82 (Cris C.) ha detto:

    Onestamente dele discoteche e locai ala moda no me ga mai fregà gnente. Preferisso qualche bela grigliatina in grotta o in costiera. Divertimenti più naturali.
    I problemi credo che sia altri, causadi dala ‘pigrizia’ mentale. Se speta che le robe sucedi, infeze de farle suceder.
    Per esempio volè el disco bar… verzeghene uno inveze de lamentarse che no xe.
    Comunque se no xe locai come a Milano per mi va ben uguale… tanto anche chi che ga, dopo un poco se anoia. Questa xe una genarazion de viziadi che ga tuto e no ghe basta mai.

    07 febbraio 2007
    Le risse dei ragazzi-bene: «E’ bello fare a botte»
    Milano, due casi in pochi giorni: minorenni feriti e fermati

    MILANO— Sono i bad boys in divisa: giacca blu e camicia bianca. Età 16, 17 e 18 anni. Sabato erano ai «Magazzini Generali» e nel parcheggio della discoteca hanno scatenato una rissa a pugni e calci, con insulti ai poliziotti. Tredici gli arrestati: figli di professionisti, scarcerati in attesa del processo a primavera.
    «Il motivo? Mah. Ci si diverte. Siam zeppi d’alcol. E sai una cosa? Basta che uno ti guardi storto. Non capisci più niente, scoppia il casino».

  14. son capitato per caso. Oberdan 1950/1955. Poi chimica,biennio, 1955/1957 e poi Bologna praticamente per sempre. Dei mei compagni della V E pochi son rimasti a Trieste se non alcuni cognomi allora, e non solo, importanti: Venier, Lican, Pipolo (il musicista). Mi ha spaventato lo spaccato rappresentato dal campione dei risondenti individuali. Ogni tanto capito, genitori, parenti, o morti o altrove. Non avevo questa impressione disperante di giovani “per bene” così affezionati al casino e all’alcol. Qualcosa non ha funzionato, mi pare nei vecchi, uella Trieste che crede di risolvere molto giocando con il suo meraviglioso, per me, dialetto ma che da solo non da certo una identità sufficiente. Con nostalgia. Un saluto

  15. personalità politica ha detto:

    quasi cinquantenne, maschio, triestino di famiglia e di sentimenti familiari (triestìn patòco), trapiantato a gorizia all’età di 2 anni.
    alla fine anni settanta, vengo a TS a fare i primi due anni di università (filosofia). malissimo: professori privi di stimoli e università senza vita.
    vado a padova per laurearmi e vivere meglio (sia in palazzo che in città).
    mia figlia (adesso) ha 19 anni. finito primo anno di giurisprudenza a TS, vissuta lì in appartamento: vuole trasferirsi a padova, perché spilimberghesi, tarcentini, triestini doc, maniaghesi, ecc. “tutti violenti a parole e conservatori che inneggiano al nazionalismo da ritrovare, in questa Europa inutile”.

    Che dire?

  16. alessandro ha detto:

    trieste paga la sua immagine conservatrice e bigotta; parlando tempo fa con alcune studentesse da fuori trieste è venuto fuori che “da quando siamo arrivate (3 anni fa)cominciano finalmente ad aprire i negozi…”. ora è evidente che invece i negozi stanno piano piano chiudento e la città non gode poprio di una salute economica invidiabile e prospettive rosee. questo per dire quanto possa influire l’immagine su dei giovani che non vedono la “visione d’insieme”. cioè se aprono 5 negozi in centro non si rendono conto dei 30 negozi che chiudono. è vero che trieste offre poco ai giovani (vedi assurde segnalazioni al piccolo anche su quanto disturbano i fuochi d’artificio…)ma è altrettanto vero che quello che c’è non viene considerato o viene considerato out. in un tempo in cui apparire è tutto città come bologna, padova o milano rappresentano mete preferibili per i giovani, prima ancora che per la scelta didattica (vedi indagine), per motivi personali (che credo siano pericolosamente vicini alla voglia di divertimento e svago a tutti i costi). ps: credo tuttavia che qualche posto per concerti e qualche locale servano come il pane.

  17. Bibliotopa ha detto:

    francamente, io credevo che una sede universitaria si valutasse in base alla qualità dei propri corsi di laurea, non dalla vita notturna e dai divertimenti per giovani della città: studio o luna park?
    dite che se facessimo una Disneyland ( perchè nessuno ci ha ancora pensato? la mettiamo al posto della ferriera o alle Noghere ) la nostra università diventerebbe più attraente?

  18. alessandro ha detto:

    L’università sì ma la città no…c’è chi a scienze politiche e diplomatiche apprezza molto la facoltà ma vorrebbe scappare da gorizia…
    ed è questo il punto. non basta una buona università per tenere i giovani sul territorio, tanto meno quando i giovani sembrano essere più attratti dal divertimento che dalla qualità dell’ateneo.

  19. Bibliotopa ha detto:

    “non basta una buona università per tenere i giovani sul territorio, tanto meno quando i giovani sembrano essere più attratti dal divertimento che dalla qualità dell’ateneo”
    sigh.. mala tempora currunt… prima o dopo i laureati indiani o cinesi ci faranno le scarpe… loro cercano di imparare , non di divertirsi..
    l’università come Paese dei Balocchi mi convince poco.

  20. alessandro ha detto:

    è evidente che i giovani occidentali hanno tutto da perdere in un confronto con altri più motivati provenienti magari da paesi in via di sviluppo o poveri perchè essi nell’eccellenza trovano una via per avvicinarsi ad un agognato benessere. purtroppo, e non lo dico con auel velo di saccenza e ipocrisia che ammanta tanti fustigatori dei nostri costumi, esiste un problema di valori nei nostri giovani. resta il fatto che senza esagerare, una città può avere la miglior università ma se appena conclusa i giovani in ogni caso vogliono andarsene (e non solo per questioni professionali) qualcosa vorrà pur dire. anche sotto l’aspetto del divertimento.

  21. Matteo Apollonio ha detto:

    Ma riverà la miseria e el pan duro e là bisognerà tirarse su le manighe e darse de far…

  22. alessandro ha detto:

    a quel punto, quando le bolle speculative scoppieranno e la nostra artificiosa economia sprofonderà sarà meglio per tutti rimboccarsi le maniche e forse saper fare un mestiere. io che ho la laurea in sc. politiche sarò spacciato. 🙂

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