15 Gennaio 2007

Da Lamon alla Slovenia

Il web serve a connettere idee, spunti e cercare relazioni interpersonali ma anche semantiche.
La scorsa settimana su Bora.la ha tenuto banco il delicatissimo tema dell’identità intrecciato all’Euroregione, a Trieste

A questo proposito aprire la Repubblica di oggi (versione cartacea) è altamente consigliato.
Oltre alla splendida intervista di Elisa from Monfalcone
spiccano due pagine che dovrebbero particolarmente interessare il pubblico Boraliano.

Io le sto masticando piano piano, è come se non riuscissi a trovare quel filo rosso che le tiene legate. Mi manca l’incastro.

Si comincia con il caso Lamon.
La faccio corta.
Lamon è uno splendido paesino di poche anime incastonato nei confini col Trentino.
Lamon vuole andarsene dal Veneto e trarre quei benefici – in termini di servizi e tutela del territorio – che solo una regione autonoma può offrire.

Su Lamon stava per cadere persino il presidente Galan il 29 novembre 2006 dopo che la Lega guidata dal capoogruppo Franco Manzato spingeva per il sì, ovvero per concedere al borgo di montagna il nulla-osta per il passaggio al Trentino.

Linko qui il discorso di Manzato. Da leggersi attentamente contro ogni pregiudizio che di solito circonda il “pensiero verde”.

Manzato rappresenta una sorta di Lega 2.0 come mi piace chiamarla, ovvero una Lega distante dalle pagine “folcloristiche” dei giornali, quelle delle Ronde Padane per capirci o quelle del disinfettante nei treni. Una Lega attenta al territorio, fortemente autonomista e, perchè no, dal forte respiro europeo (mitteleuropeo?).

Prendi Lamon e accantonalo per un istante.

Scorri qualche altra pagina e incappi sulla Slovenia 2.0, la Slovenia dell’euro, dell’entusiasmo per l’entrata in Europa e dei rigidi controlli anti-rincaro. Di una crescita del reddito pro-capite impressionante, di una maturità politica che “qui, signora mia, qui ce la sognamo”.

Ma l’euro sloveno è anche la paura tutta italidiota per la tentazione dell’imprenditoria a delocalizzare l’impresa a due passi da casa, paura per una Koper che sta diventando il maggior porto a nord del Mediterraneo mangiandosi in un sol boccone Trieste.

“Paura”. Sia chiaro, non certo “opportunità”.

Ricordate l’articolo tanto discusso di Rumiz? Quello dove lui era a cena con dei cinesi
e a un certo punto spunta la keyword “Trieste” e uno dei cinesi:
“Trieste? Ah, sure, near Koper”.

E in quell’articolo c’è anche un’intervista al GovernatorechenonvuolfarsichiamareGovernatore. Quella merita, interessante.
Perchè continua la strategia di Riccardo Illy di sparare bordate pesanti al centralismo esponenziale, ancor più feroci viste le aspettative che riponeva sul Seminario di Caserta

E, soprattutto, viste le aspettative che il Nostro ripone sull’Euroregione.

C’è qualcosa che non mi torna.
Sto ancora cercando il fil rouge che parte da Lamon e arriva alla Slovenia.
Sto rimuginando, sento queste due cose terribilmente vicine ma non riesco a capire perchè.
Per questo chiedo aiuto.

P.s. so che qualcuno cercava l’articolo di Marc Augé, apparso giovedì 11 gennaio sul Corriere

4 commenti a Da Lamon alla Slovenia

  1. valerio fiandra ha detto:

    Un filo, la parte di lana di un gomitolo la cui matassa resta – tanto non vista quanto presente ( dove c’è un filo c’è un gomitolo che è stato una matassa, proprio come dove c’è fumo… ) – cerca Enrichetto. La matassa sta nel lavoro, nella visione, nella cultura del presidentIlly. Che guarda e annusa l’aria d’Europa (ARE), più di quella dello Stivale. Che con tutti i distinguo del caso, è forse l’unico amministratore pubblico di queste parti orientato a un tempo di raccolta differito dal presente immediato. Con capacità analitiche strategiche economiche e mediatiche in grado di confrontarsi con la mutevolezza dei tempi e le opportunità che se ne aprono. Fra Lamon e Lubiana, è vero, c’è un filly.
    ps grazie per augè. butta l’occhio sull’altro intervento del leghista 2.0, stessa pagina segnalata, titolo sull’Euroregione… Cosa bolle nel pentolino ?

  2. Matteo ha detto:

    Sicuramente il nostro presidente avra’ tutte le doti elencate da Enrico e da Valerio, ma non basta. Non basta se dietro ai programmi ed all’insistenza con la quale il Pres avanza, si nascondono tanti sindaci e presidenti di provincia che sotto voce, piano piano, fanno il contrario e mettono i bastoni tra le ruote. Siam proprio sicuri che tutti sono d’accordo con Illy? Siam proprio sicuri che la battaglia per l’Euroregione (giusta o sbagliata che sia)andra’ avanti per la sua strada senza intoppi?
    Farei molta attenzione a partire in slanci entusiastici e gaudenti per l’operato di Illy e per le magnifiche sorti e progressive. Lo verificheremo le prossime elezioni regionali, che se non erro, arrivano a breve.
    Oltre ai rematori contrari mi vien da pensare tante volte che sognare e’ lecito, ma la realta’ e’ un’altra. Mi viene in mente l’Unione Europea, i suoi padri fondatori, lo spirito che l’ha fatta crescere negli anni. Mi vengono in mente gli egoismi tra i paesi che oggi si ostacolano appena possono. Sarebbe molto bello ed importante per tutti, se le nazioni adiacenti alla nostra regione accettassero di mettersi in gioco in qualcosa di comune. Ma siamo sicuri che lo faranno?
    Tante volte penso che la componente politico – industriale friulana stia scavando la fossa al presidente Illy (col sorriso per l’amordiddio, ma intanto scava). Il grave e’ che qualcuno lo vuole fritto anche a Trieste, e forse anche a Pordenone o Gorizia. E forse lo sopportano poco anche al di fuori dei confini. Un’unica cosa rimprovero al mio Presidente, di non essersi occupato troppo di costruirsi un seguito tra noi giovani, di essere stato distante. Non gli chiedevo di partecipare alle sagre o alle partite alla bocciofila, ma di mettere in moto qualcosa di fattivo e concreto, di creare una struttura di giovani che lo potessero aiutare nel percorso. Eh si’, perche’ il suo percorso a Trieste e’ iniziato nel 1993 o 1994 se non sbaglio, e di tempo ce ne aveva. Invece troppe volte e’ stato distante, lontano, fiero dei suoi indubbi successi, convinto che la grande volonta’ legata all’intelligenza che egli possiede, potesse bastare. Ho paura che non bastera’. C’e’ ancora tempo, non tutto e’ perduto. Ma almeno tu Presidente, se ci sei, batti un colpo. Noi ci siamo.

  3. valerio fiandra ha detto:

    Caro Matteo, hai molte ragioni. Sia nell’individuare gli anta europa gonisti che nel rimarcare un effettivo deficit di attenzione di Illy. Anche secondo me rischia di non capire in tempo. Anche per questo bora.la è uno strumento di gentile ma ferma pressione. Se sarà o no preso in considerazione ( non da Illy soltanto ) dipende molto da quanto sapremo farla circolare…

  4. Cenerentola82 ha detto:

    Penso che il filo rosso che lega Lamon al discorso sulla Slovenia e l’Euroregione sia la paura dei centralisti.
    Che l’Euroregione sia un modo per cambiare zona d’inflenza di alcune regioni è abbastanza evidente, ma forse tanti non si sono resi conto dell’estrema pericolosità, per il centralismo romano, dell’iniziativa di Lamon.

    L’articolo 132 della Costituzione prevede:

    Si può con legge costituzionale, sentiti i Consigli regionali, disporre la fusione di Regioni esistenti o la creazione di nuove Regioni con un minimo di un milione d’abitanti, quando ne facciano richiesta tanti Consigli comunali che rappresentino almeno un terzo delle popolazioni interessate, e la proposta sia approvata con referendum dalla maggioranza delle popolazioni stesse.

    Si può, con l’approvazione della maggioranza delle popolazioni della Provincia o delle Province interessate e del Comune o dei Comuni interessati espressa mediante referendum e con legge della Repubblica, sentiti i Consigli regionali, consentire che Province e Comuni, che ne facciano richiesta, siano staccati da una Regione ed aggregati ad un’altra.

    A Lamon è stato applicato il secondo comma dell’articolo, ma cosa succederebbe se l’intera Lombardia ed il Veneto chiedessero l’applicazione del primo (teoricamente possibile) con la loro fusione nel Trentino-AltoAdige? E chiedendo quindi, a quel punto di diritto, tutte le agevolazioni che la provincia di Bolzano gode?
    Significherebbe che il 100% delle risorse delle due regioni che contribuiscono in gran parte alla sopravvivenza dell’Italia non finirebbero più a Roma…
    Forse sarebbe l’inizio della disgragazione nazionale?
    (Comunque la cosa anche se possibile, forse è improbabile perchè significherebbe eliminare 2 consigli regionali… e tante poltrone e privilegi)

    Penso che nell’articolo, nello stesso calderone sono state buttate le maggiori paure dei centralisti, demonizzando le iniziative e chi le porta avanti e mette in qualche modo in pericolo l’Unità nazionale.

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