23 Ottobre 2006

Sessant’anni dopo

Febbraio 1947, a Trieste è appena finita (per la seconda volta, ma ce ne sarà una terza…, e per qualcuno è ancora in corso…) la seconda guerra mondiale. Isa, Leonora, e Daniele scrivono a Matteo, in vacanza forzata a Pavia. Hanno sui 18/20 anni, sono borghesi e colti, speranzosi e… tardo-adolescenti. Lui risponde a tutti: a qualcuno di più – è innamorato di Isa – , a qualcuno di meno – anche Daniele è innamorato di Isa.
Cinquantanni dopo il Maestro Raro – il quinto della clapa, che non ha mai scritto nè ricevuto alcuna lettera, ma che tutti citano spesso – si decide a pubblicare e commentare il pacco di lettere che Leonora ha conservato come un simbolo di una stagione felice. Ma lo è stata davvero? Come si intreccia e va a finire “Una notte terribile e confusa” (Sellerio, 10 euri), il romanzo epistolare con il quale TULLIO KEZICH dipinge il ritratto triestino meglio riuscito degli ultimi anni non ve lo dirò di certo: godetevelo come una romantic mystery comedy alla woody allen, uno scherzo a la Schumann, un pamphlet confuciano in triestin patoco.
Quel che mi interessa chiedervi è se siamo poi tanto differenti oggi, sessantanni dopo. Abbiamo finalmente capito la differenza fra Storia, storia e storie? Siamo capaci di ricordare, insomma, senza pretendere che la nostra memoria altro non sia che… una notte terribile e confusa ? Un aiutino da un altro bel libro, importante e necessario: “L’altra questione di Trieste” a cura di Spadaro e Karlsen (LEG, Euri 19), che antologizza testi rari e poco noti di autori come Saba, Benco, Pincherle… Ma di ciò alla prossima puntata, vi lascio con la rima: la memoria va allenata…
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